lunedì 29 agosto 2016

Quello che rimane

Ora che siamo comodi sul divano di casa, tra le solite certezze, tutto sembra essere stato un sogno, di quelli da cui non vuoi svegliarti. Tutto riprende il suo normale quotidiano scorrere, mosso dagli obblighi social-economici che ci mantengono.
Che cosa resta di quei giorni, dal momento in cui abbiamo chiuso la porta di casa carichi di insicurezze e sogni? 
Con le primissime pedalate salutiamo i venditori di piazza Catena in fase di costruzione del banco -vista l'ora, le 6.30 - che con occhi sgranati e pieni di domande ci sorridono. Sono passati solo un centinaio di metri dei 1300 km che abbiamo davanti, e già raccogliamo qualche sorriso. Dopo qualche km, la gioia di vedere Matteo Bonfanti che ci aspetta sulla strada, svegliatosi all'alba per essere anche lui attore di questa avventura. Potremmo raccontare tutti i minuscoli lassi di tempo vissuti, ma scriveremmo un libro.
Vogliamo raccontarvi solo alcuni attimi vissuti sia in sella sia con il piede a terra. 
Abbiamo conosciuto persone straordinarie come la signora di Carugo che, senza conoscerci, dopo trenta secondi ci invitava a cena. Da un giorno eravamo sulla strada senza una casa dove tornare e già avevamo trovato una famiglia, un tavolo, cibo e calore umano.
Entrando in Augsburg - saranno state le 16.30/17 - una signora dall'aria di nonnina ginnica sulla sua bicicletta, fermandosi a un semaforo, ci tempesta di domande, incuriosita e intenerita da questi due con le borse attaccate alle bici e le gambe sporche. E subito scatta l'invito "perché non venite da me a dormire", ma purtroppo la bella signora col sorriso di ceramica abita fuori, lontano, dall'altra parte della città, così dobbiamo rifiutare, ma la ringraziamo per quel gesto che ci fa  traboccare il cuore. 
Appena fuori dal solito paesino della Turingia con laghetto e papere, due signori ci fermano all'incrocio tra una ciclabile e una pista dove far correre i cani in libertà, anche loro incuriositi, a far domande, per poi prontamente affermare che sono stati in Italia e proprio sulla ciclabile di Sanremo... I due  non si spiegano come mai in un paese così bello, unico al mondo, con natura, arte, cibo come nessun altro, e in una regione come la Liguria, tra mare e montagne, ci siano solo 25 km di pista ciclabile. Ce lo chiediamo anche noi.
E quegli sconosciuti che ci salutano e ci incoraggiano come l'automobilista olandese che con il pollice all'insù, sbracciandosi dal finestrino, ci incita mentre scaliamo il Fernpass che ci porterà a Füssen.
E il motociclista conosciuto in campeggio, con il quale ci siamo intrattenuti un'intera serata.
Che altro rimane di una viaggio così? L'aria che per tredici giorni ti sfoglia come fossi un libro per leggerti le pagine della tua vita che da troppo tempo non ricordavi, la pioggia che ti impaurisce quando tutto è bagnato, fuori e dentro le borse, perché abbigliamento asciutto non ce n'è più; il paesaggio che ti scorre sotto queste ruotine di bici che ti porteranno lontano; il vento che ti accarezza regalandoti profumi di legno e fiori, a volte pungente da far venire i brividi nel collo, ma che ti emoziona quando fa cantare gli alberi nei boschi;  la strada in salita nascosta dietro ogni angolo fino all'ultimo km, che con le borse un 5% sembra un 10% - e lì a salire, ma nelle gambe hai il tuo piccolo mondo che ti riempie i muscoli di forza sconosciuta. Sorridi alla cima anche se sai che non finiranno mai le vette, se avrai il coraggio di andare sempre avanti. Tra le molte domande ricevuto non abbiamo mai avuto nessuno che ci ha chiesto il perché di questo viaggio - semplicemente lo leggeva nei nostri occhi felici e innamorati di questa vita, la nostra vita.

Un ringraziamento particolare va a Matteo Bonfanti che ci ha accompagnato alla partenza, alla signora Giovanna Colombo di Carugo, all'officina Korneli di Schleiz (Turingia), al negozio RadCompany di Berlino-Schöneberg per il prezioso aiuto nell'imballaggio finale, a Gianfranco Guerra che è venuto a recuperarci al ritorno all'aeroporto, a tutti gli amici che ci hanno seguiti e incoraggiati e a tutti gli sconosciuti incontrati per strada che hanno arricchito il nostro viaggio con il loro calore umano.




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